Si è conclusa la fase preliminare di raccolta ed elaborazione dati sulla condizione abitativa degli studenti dell’Università di Bologna condotta nell’ambito del progetto HousINgBo.
La ricerca è avvenuta attraverso la somministrazione di un questionario costruito con la partecipazione delle associazioni e del Consiglio Studentesco: un’esperienza unica nel panorama nazionale e internazionale che mette a disposizione dell’intera città un patrimonio conoscitivo inedito sul fenomeno abitativo studentesco.
Sono stati ben 11.427 gli studenti che hanno compilato il questionario, pari al 13,6% degli iscritti all’Ateneo (percentuale che sale al 15,3% se si considera la sola sede didattica di Bologna), a dimostrazione della forte attenzione della popolazione studentesca rispetto al tema dell’abitare. Di essi, quasi 7.000 sono fuori-sede, cioè studenti provenienti da altre città italiane ma non solo, che hanno scelto la città di Bologna per la loro formazione universitaria.
L’analisi delle risposte al questionario permette innanzitutto, per la prima volta a Bologna, di avere una chiara geolocalizzazione degli studenti nelle diverse aree della città: una base di conoscenza di fondamentale importanza che avvia la possibilità di intrecciare e integrare questi nuovi e preziosi elementi conoscitivi con altri dati già disponibili provenienti da banche dati diverse (ad es. Ateneo, Comune, Ergo, Alma Laurea, Airbnb, ecc.).
Il centro storico della città è la zona dove vive la maggior parte degli studenti fuori sede, concentrati perlopiù nelle zona Irnerio 2 e, più in generale, nei quartieri Santo Stefano e Porto-Saragozza: la somma degli studenti localizzati in queste ultime due aree supera il 60% del numero complessivo di studenti presenti sull’intero territorio bolognese. Un dato che conferma la fortissima attrattività del centro storico, in particolare delle zone intorno a via Zamboni, dovuta per lo più alla vicinanza delle sedi universitarie, alla presenza di servizi per studenti e di servizi a carattere ricreativo. Fra le aree “fuori porta”, una percentuale significativa di studenti si distribuisce nel quartiere San Donato-San Vitale, in particolare nella zona della Cirenaica. Un altro fattore che influenza significativamente la scelta abitativa è certamente connesso al tema della mobilità, alla possibilità di muoversi autonomamente e, quindi, alla vicinanza alle linee di trasporto pubblico, con una particolare attenzione alla frequenza del servizio in orari serali e notturni.
Il grado di soddisfazione degli studenti rispetto all’abitazione è positivamente influenzato quindi dalla vicinanza al centro storico, dall’ambiente abitativo confortevole e dalla possibilità di socializzazione e di svago, fattori che sono a loro volta connessi anche con il background socio-culturale dello studente e con la disponibilità economica.
La ricerca evidenzia alcune importanti criticità. La prima è relativa alle lunghe tempistiche necessarie per la ricerca di alloggio, che si attesta su una media di otto settimane: un arco di tempo che genera rilevanti difficoltà sia di natura economica che logistica, arrivando talvolta a penalizzare il corso degli studi accademici e impedendo in alcuni casi la frequenza delle lezioni. Le tempistiche per la ricerca di un alloggio risultano invariate per il centro storico e le aree più esterne della città.
Siti web, social media e passaparola sono i canali più utilizzati per la ricerca dell’alloggio: circa uno studente su due ha infatti trovato casa attraverso un social network (ad esempio gruppi su Facebook) e uno su quattro attraverso la propria rete di conoscenze.
Gli studenti più penalizzati nella ricerca risultano essere quelli internazionali i quali, a causa delle brevi tempistiche di permanenza, faticano ancora più degli altri a trovare soluzioni abitative e finiscono con l’accettare qualunque tipo di alloggio, spesso lontano dal centro, o a rinunciare alla possibilità di studiare a Bologna.
Dalla ricerca emergono significative criticità anche relativamente ai costi per l’abitazione, che raggiungono una media di 409 € per una stanza singola e di 334 € per un posto letto in una camera condivisa, superando di fatto la media di tutte le principali città italiane eccetto Milano. Lo strumento del canone concordato risulta essere nella sua forma attuale poco efficace nel dare sollievo economico agli studenti, la maggior parte dei quali si trova nel libero mercato immobiliare degli affitti.
La ricerca conferma che sia l’Università che la città stessa rappresentano forti e consolidati elementi attrattori nella scelta di Bologna come sede per gli studi universitari: di qui la evidente e crescente necessità di una più forte sinergia tra Comune e Università nel governare queste dinamiche e nel rispondere ai bisogni emersi. In particolare, risulta di fondamentale importanza realizzare politiche integrate che tengano insieme una pianificazione territoriale in grado di favorire un’equa distribuzione degli studenti nelle varie zone della città, un piano di riequilibrio del mercato degli affitti con misure volte a promuovere il canone concordato per studenti e investimenti pubblici e privati nel settore dell’edilizia studentesca, nell’ambito della più generale pianificazione urbanistica della città e del piano edilizio di Ateneo, ma anche strumenti di supporto all’incontro tra domanda e offerta.
Il progetto HousINgBo, alla luce degli esiti della ricerca, che saranno nelle prossime settimane ulteriormente approfonditi e integrati, prevede di svilupparsi nei prossimi mesi coinvolgendo in tutte le sue articolazioni la comunità studentesca e tutti gli attori della città attivi sul tema degli alloggi per studenti - Regione Emilia-Romagna, ER.GO, Città Metropolitana di Bologna e Acer, con l’obiettivo di individuare soluzioni concrete per il miglioramento della condizione abitativa degli studenti.
“I risultati del questionario forniscono un quadro abbastanza chiaro dell’attuale condizione abitativa degli studenti a Bologna” commenta Raffaele Laudani, Presidente della Fondazione per l’Innovazione Urbana. “Parlare di emergenza o espulsione degli studenti dal centro storico è fuorviante e non aiuta a trovare le risposte adeguate per ridurre il disagio di alcune categorie specifiche di studenti come quelli fuori sede a medio o basso reddito o gli studenti internazionali. Servono sicuramente una pianificazione che consenta una più razionale distribuzione degli studenti sul territorio adeguata alle esigenze della popolazione studentesca e un uso innovativo e non standardizzato del canone concordato. In ballo però c’è soprattutto il futuro della città e della sua università: se vogliamo continuare ad essere attrattivi e accoglienti, senza chiudere le porte a nuovi residenti, visitatori e studenti, o metterli in competizione tra di loro, dobbiamo prepararci a un modo nuovo di vivere la città, che nella percezione diffusa rimane ancora confinata alle mura del centro storico”.
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